mercoledì 27 febbraio 2013

sPleen D.



Ok, il pd è in disgrazia. Però non disperiamo, perché (1) Bersani non se ne va, e (2) è pieno di energie. 

Va beh, vai, worst case scenario: diciamo che gli capita qualcosa, tipo che accende per errore un sigaro col botto o che gli spinano un chinotto scaduto o che gli tirano il boccino sul terzo occhio oppure che gli riconsegnano il loden appena uscito dall'asciugatrice e si ustiona tutto o che gli rimane impigliato il cravattone nel ciclostile. E deve farsi un po' di clinica privata. 

Anche lì non sarebbe grave, perché a quel punto (3) il comando lo prenderebbe qualcuno tra D'Alema, Fassina, Bindi o Letta. Qualcuno, insomma, capace di: 
  • onorare le istanze della cgil rassicurando la Fiat e le grandi banche sul fatto che verrà cacato il cazzo solo alla piccola e media impresa.
  • rispondere alle domande angosciate dei precari che no, grazie, D’Alema ha già un iphone e non vuole quello di fastweb, e comunque le passo mio marito.
  • aprire ai gay tranquillizzando i cardinali che non si troveranno mai in una stessa stanza con loro, almeno non con la luce accesa. 
  • rispondere alle assurdità macroeconomiche di Grillo e microeconomiche di Berlusconi con un rivoluzionario progetto di assurdità medioeconomica. 
  • nazionalizzare le banche trasformandole in poste e privatizzare le poste trasformandole in banche. 
  • trasferire Penati in un'altra diocesi.
  • ridurre il cuneo fiscale grazie all'introduzione della zeppa irap. 
  • arginare il conflitto d'interessi con una severa tripletta di editoriali di Curzio Maltese: uno che cita Moretti, uno che cita Battiato, uno che cita la sequenza di ‘Palombella Rossa’ in cui tutti cantano ‘E ti vengo a cercare’. 
  • avvalersi dell’apporto di Renzi, Farinetti e Baricco purché Baricco impersoni Renzi, Renzi Farinetti e Farinetti distribuisca Puzzone di Moena per tutti, che col dolcetto d’Alba, diobò, fa il suo. 
  • sviluppare una nuova politica culturale che garantisca a Bellocchio di poter continuare a dipingere i suoi affreschi degli anni del movimento studentesco, sì,  ma che permetta anche a nuovi autori giovani di raccontare liberamente - come li vedono loro e senza doversi confrontare con le tenaglie del mercato - gli anni del movimento studentesco.
  • far decidere le politiche giovanili al padre di Ingrao per lasciare ai giovani il tempo di denunciare casi di cooptazione, familismo e corruzione in seno alla dirigenza degli altri partiti, facendo i nomi e i cognomi.  Come quello di Babi Ichino, che a soli 2 anni ha il passeggino Stokke mentre i figli dei precari vanno a piedi, ‘sto stronzo. 
  • costituire una piattaforma programmatica che sappia dar voce alle necessità di quella parte della base sociale che non si riconosce necessariamente nel paradigma dicotomico proprio dei radicalismi giacobini, ma che sappia al contempo sintonizzarsi con le esigenze di rivalsa di una nuova fetta di elettorato che cerca risonanze palingenetiche che se te vanto te scaveso ‘n quatro tochi che no ghe capisi un casso e 
Se pure la situazione dovesse essere più seria, e cioè se D’Alema, Fassina, Bindi e Letta non dovessero riuscire a decidere il più indicato tra loro a guidare l’allegra macchina da guerra, allora (4) potrebbe concretizzarsi uno scenario più radicale: lo scioglimento del PD e la nascita di due partiti. 

Ma non, come tutti potrebbero pensare, uno coi cattolici e uno coi laici o uno coi socialisti e uno coi liberisti o ancora uno coi dalemiani e uno coi renziani. No, il PD si scioglierebbe in due partiti entrambi dotati di laici, cattolici, socialisti, liberisti, dalemiani e renziani. Questo perché non saranno mai due diverse visioni della società a dividere il PD: il PD può essere diviso soltanto da due visioni diverse del PD. 

Nascerebbero così il PDD, più democratico e veloce, centrocentrosinistra, e il PPD, più apparato, più partito, centrosinistrasinistra. Ecco, anche succedesse questo niente paura: ‘sti due partiti qua saprebbero, in caso di elezioni, stringere tra loro alleanze elettorali basate su convergenze programmatiche e piattaforme comuni volte a lorem ipsum dolor sit amet, consectetuer adipiscing elit

E a quel punto, di nuovo riuniti sotto un simbolo comune, seri, severi, grigi, fieramente ostili a qualunque scimmiottamento delle campagne altrui - tutte rozzamente incentrate sul solleticamento dei sogni dell’elettorato - i vertici potrebbero stare tranquilli. 

Perché (5) sotto un certo livello, quello necessario e sufficiente per la sopravvivenza di quei dirigenti, il PD non scende mai. E questo ha il sapore di un miracolo. Sentiamolo narrato da G.C., uno che si firma così perché pensa che gli basti per scimmiottare Kafka. 

Solo nell’urna ho visto i simboli di dandy e magistrati, capipopolo e poeti . E ho fantasticato. Ci ho poggiato perfino la matita,  su uno di quelli. Ma la matita (che non ho capito perché fosse bagnata ma vabbè), tremante come di rabdomante la bacchetta, si è alzata, più forte dell’indice, dell’anulare e soprattutto del medio che la stava guidando. E, anche questa volta, ha puntato lì: su quel simbolo. Che, anche questa volta, s’è illuminato, s’è staccato dalla scheda e si è riunito con platonica sfericità alla sua matrice, quella stimmata socialdemocratica che mi porto nel fegato da quando babbo mi diceva che il sorriso di Craxi era finto perché non gli strizzava gli occhi mentre a Enrico gli faceva venire le fessure, e che c’era un terzo d’Italia che si riconosceva in quella roba lì e che se uno avesse fatto una tavolata tanto grande da contenere tutta quella gente, le risate e il tintinnio dei bicchieri si sarebbero sentiti fino su Marte. 
Ci vorranno tre o quattro generazioni di dalemiani per dimenticare il senso di giustezza e pulizia che ti dava il partito. Altro che catechismo: poterlo votare era un motivo di più per sbrigarsi a raggiungere i diciott’anni, e le prime elezioni erano tipo la prima comunione, la zia ti regalava il videoregistratore. Non importa in cosa si fosse trasformato il partito; non votavi lui, votavi tuo padre.  Il partito ce l’hai dentro. Ed è da lì che anno dopo anno ti scava come una vasca di gelato.